
Nasce a Bioglio, nel biellese, - terra che nei primi anni del 900 ha dato i
natali ad assi dell’automobilismo sportivo del calibro di Trossi,
Brivio-Sforza e Bracco - il 5 giugno del 1928. Il padre è medico, la madre
casalinga ed ha due fratelli e una sorella più giovani. Un fratello,
Claudio, ( 9 giugno 1940 - 7 agosto 2012 ) è stato anch’egli buon pilota,
prima di affermarsi come preparatore e responsabile dello sviluppo tecnico
alla Lancia. Studia ingegneria al Politecnico di Torino ma non va oltre il
primo biennio quando decide di dedicarsi alla sua grande passione, la
meccanica. La sua prima creazione è il risultato dell’assemblaggio di un
motore di una moto BMW sul telaio di una Fiat Topolino A. La carrozzeria è
invece interamente opera sua. Battezza la vettura "Berenice" e con questa,
nel 1947, prende parte alla gara che si svolge sul circuito di Parma, dove
purtroppo è costretto al ritiro.
In quell’anno conosce Giovanni Bracco andandolo a trovare, accompagnato da
comuni amici, all’ospedale di Biella dove Bracco è ricoverato per i postumi
di un incidente occorsogli sul circuito di Modena. Ne diventa amico e nel
1948 prosegue l’attività sportiva come copilota al suo fianco. Bracco
diventa praticamente il suo padrino agonistico e così sono primi di classe (
8^ assoluti ) al Giro di Sicilia, e terzi di classe ( 17^assoluti ) alla
Mille Miglia, sempre su Lancia Aprilia.
Nel 1949 e 1950 consolida il suo sodalizio con Bracco; con una Ferrari 166 S
partecipano alla Targa Florio e alla Mille Miglia ritirandosi però in
entrambe le gare. L’anno seguente su una Ferrari 166 MM sono quarti assoluti
alla Mille Miglia.

Umberto Maglioli e Giovanni Bracco su Ferrari 166
Nel 1951 la coppia biellese compie il capolavoro centrando un grande secondo
posto assoluto alla Mille Miglia con una Lancia Aurelia B20 alle spalle di
Villoresi al volante di una Ferrari di cilindrata quasi doppia. Gareggiando al
fianco di un campione conclamato come Bracco, Maglioli acquisisce una notevole
esperienza, abituandosi alle forti velocità ed al rischio calcolato ed è così
che, guidando una Maserati, si classifica tredicesimo al Giro di Sicilia e sesto
alla Coppa D’Oro delle Dolomiti con la Maserati A6GCS.
Nel 1952 vince il Campionato Italiano categoria Turismo Internazionale oltre
1500cc e si mette in luce, in coppia con Bornigia, alla Carrera Panamericana
guidando una Lancia Aurelia D20 dotata di compressore, ottenendo un ottimo
quarto posto.
Nel 1953 Maglioli si conferma straordinario stradista vincendo con una Lancia
D20 la gara in salita del Monte Pellegrino a Palermo. Sempre su Lancia D20 si
aggiudica poi, per la prima volta, la targa Florio. Passa quindi alla Ferrari e
alla guida di una 375 MM è terzo alla Coppa d’Oro delle Dolomiti, primo, in
coppia con Hawtorn, alla 12h di Pescara e sesto alla Carrera Panamericana dove
vince tre tappe.
Proprio nell’ultima frazione Chihuahua-Ciudad Juàrez vinta al volante
della Ferrari 375MM numero 23, stabilisce alla media oraria di km 222,59 il
record di velocità su strada. Primato mai più battuto che gli merita il
soprannome di " The mad italian".
Chiude quindi l’anno imponendosi sul circuito di Guadalupe con l’ormai familiare
Ferrari 375MM. In quel 1953 avviene per Maglioli il debutto in F1 con la
Scuderia Ferrari nel G.P. d’Italia, dove ottiene un lusinghiero ottavo posto
finale al volante della Ferrari 553 " squalo ".

Umberto Maglioli alla guida della Ferrari 553 squalo
Il 1954 si apre con la vittoria alla 1000 km di Buenos Aires sul circuito di
Puebla, in coppia con Farina,su Ferrari 375MM. Vince poi il G.P. di Imola con la
Ferrari 500 Mondial e con la Ferrari 735 Monza si impone nel G. P.
Supercortemaggiore. Ad agosto vince il Circuito di Senigallia su una Ferrari 750
Monza, mentre in novembre trionfa alla Carrera Panamericana guidando una
mastodontica Ferrari 375 Plus, una barchetta da 330 cv di potenza, a oltre
170km/h di media. Gareggia anche in Formula 1 senza però ottenere risultati di
rilievo. L’unico risultato degno di nota lo ottiene al G.P. d’Italia dove giunge
terzo, con la 553,dividendo l’auto con Gonzales, appiedato da un guasto alla sua
Ferrari.
Il 1955 è un anno denso di soddisfazioni: secondo posto al Giro di Sicilia su
Ferrari 118LM, terzo posto alla Mille Miglia,in coppia con Monteferraio, dove
guidando una Ferrari 118LM è l’unico a reggere il passo delle invincibili
Mercedes-Benz 300SLR di Moss ( primo ) e Fangio ( secondo ). Con la Ferrari 750
Monza è secondo al G.P.Supercortemaggiore e primo al G.P. del Mugello. Ancora
secondo al G.P.Shell ad Imola su Ferrari 500 Mondial e primo nella cronoscalata
Aosta - Gran San Bernardo su Ferrari 750 Monza.
In F.1 ottiene un 3° posto in Argentina (dividendo la guida dell’auto con Farina
e Trintignant) su una Ferrari 625 e un 6° posto al G.P. d’Italia su Ferrari 555.
L’anno dopo lascia la Ferrari per la Porsche con la quale, alla guida del
modello 550, ottiene, in coppia con von Trips, il primo posto di classe e il
quarto assoluto alla 1000 Km del Nurburgring e la vittoria alla Targa Florio, in
coppia con von Hanstein, primo successo per la casa tedesca. Da rimarcare ancora
l’ottimo terzo posto conquistato con l’Osca MT4 alla Coppa D’Oro delle Dolomiti.
In F.1 partecipa con la Maserati 250F a tre Gran Premi (Gran Bretagna, Germania
e Italia) senza portare a termine nessuna delle tre gare, sempre fermato da
rotture meccaniche.

Umberto Maglioli su Porsche alla Targa Florio del 1956
Nel 1957 continua la sua collaborazione con la Porsche, senza però ottenere
risultati di rilievo (un quinto posto alla Mille Miglia, un quarto posto alla
1000 km del Nurburgring - in coppia con il tedesco Edgar Barth - sempre su
Porsche 550, sono gli unici risultati di rilievo) quando, ridiscendendo il
percorso di gara durante la ricognizione della Salisburgo - Gaisberg (Austria)-
corsa valevole per il Campionato Europeo della Montagna - (campionato che lo
vedeva al comando della classifica appaiato al compagno di squadra Barth) al
volante della sua Porsche con al fianco il collega Barth, si scontrava,
nell’affrontare una curva, con una Borgward pilotata dall’austriaco Rottner che,
provenendo in senso contrario, aveva invaso la loro corsia. L’urto era
violentissimo; i piloti venivano sbalzati fuori e Maglioli subiva le conseguenze
più gravi: frattura della gamba destra all’altezza del femore e frattura della
mascella. Risultato: stagione finita. La convalescenza è abbastanza lunga e una
volta terminata, i risultati tardano ad arrivare. Da rimarcare soltanto un
quarto posto alla 1000 km del Nurburgring nel 1959, in coppia con Hermann, su
Porsche 718 RSK.
Gli anni 60 iniziano con tutta una serie di ritiri, fatto salvo un brillante
quinto posto alla Targa Florio del 1961, ottenuto su una Maserati tipo 61, in
coppia con il pilota di casa Nino Vaccarella.
Finalmente nel 1963 ottiene due ottimi terzi posti alla 1000 km del Nurburgring,
con Carlo Mario Abate, su Ferrari 250 TRI della scuderia Serenissima del Conte
Giovanni Volpi ed alla 24h di Le Mans, in coppia con Mike Parkes, al volante di
una Ferrari 250P ufficiale.
Il ritorno alla vittoria in una prova valevole per il Campionato Mondiale March,
arriva il 21 marzo 1964 alla 12h di Sebring, ancora con Parkes, con la Ferrari
275P.
Nel 1965, con la Porsche 904/6 in coppia con il tedesco Herbert Linge, si
classifica terzo alla Targa Florio, mentre il 1966 passa senza rimarcare
risultati di rilievo, salvo il quinto posto alla Targa Florio, su Porsche 906
della scuderia Filipinetti, con il francese Claude Bourillot.
A confermare la sua poliedricità di guida , nel 1967 al volante di una Ford GT40
della scuderia Brescia in coppia con il "preside volante" Nino Vaccarella,
ottiene un sorprendente terzo posto alla 500 km di Zeltweg.
Nel 1968 centra per la terza volta il successo alla Targa Florio guidando, in
coppia con l’inglese Vic Elford, una Porsche 907 e, sempre con Elford come
compagno, termina secondo l’anno successivo al volante di una Porsche 908/2.
La Targa Florio segna anche il canto del cigno della carriera agonistica di
Maglioli; infatti il 3 maggio 1970 alla guida di un’Alfa Romeo 33/3 esce di
strada danneggiando irreparabilmente l’auto e ritirandosi.
Con questa corsa termina, dopo quasi vent’anni di attività, la carriera sportiva
di Umberto Maglioli. Trascorre gli anni successivi in Svizzera dirigendo
un’azienda di orologi da lui stesso fondata. Successivamente si trasferisce a
Monza, dove muore il 7 febbraio 1999.
Con tre vittorie su diciannove partecipazioni è con Nino Vaccarella e Olivier
Gendebien uno dei tre re della Targa Florio.
